Il mio personale ricordo di Gheddafi è quello di una persona estremamente intelligente e sagace, rispettosa, vera, legata alla sua Terra ed al Suo Popolo, coraggioso, orgoglioso delle sue origini beduine, aperto al dialogo con il prossimo e soprattutto molto umile. Al nostro primo viaggio in Libia siamo stati accolti nella sua tenda dove c’è stata offerta una cena tipica e semplice, la stessa che mangiava lui con latte di cammello e datteri. Mentre lo attendevamo siamo andati a visitare i centinaia di cammelli e cammellini che circondavano il complesso. Quando lui è entrato ci ha salutato ed il suo primo gesto è stato sostituire la propria poltrona con una sedia di plastica (le stesse che avevamo noi) per farci capire che noi eravamo importanti quanto lui. In Libia l’ospite è trattato con grande rispetto. Questo gesto ci ha profondamente colpito così come vedere la semplicità di tutto ciò che lo circondava. La sua quotidianità non era lussuosa come in molti possono pensare e lui non aveva nulla a che vedere con l’atteggiamento arrogante dei politici Occidentali. Era interessato a far conoscere ai giovani di altri Paesi la sua cultura, la sua bellissima terra, mostrare quanto la donna fosse libera ed evoluta rispetto ad altri Stati arabi. Scherzava su episodi che gli raccontavamo, rideva guardando con noi le foto dei nostri viaggi, nel vedere le nostre immagini versione tuareg o la nostra interprete un po’ attempata guidare la jeep sulle dune del Sahara… (conoscendo la sua passione per le foto gli abbiamo regalato un fotolibro con bellissimi scorci del Paese). Una volta in occasione di una festa nazionale era previsto un incontro con degli artisti provenienti dalla Costa d’Avorio, andammo anche noi ma non ci fu tempo a sufficienza da dedicarci, Alessandro però mentre usciva gli fece consegnare un oggetto che avevamo fatto fare appositamente per lui (una maglia della Roma con il n°41 sulla schiena, il numero di anni in cui era al Governo nel 2010), lui lo aprì da lontano e tra le guardie del corpo, confusione e persone varie ricordo che cercò il nostro sguardo tra la folla per farci capire che l’aveva ricevuta e che apprezzava… Un altro piccolo gesto arrivato dritto al cuore perché nessuno senza una spiccata sensibilità potrebbe mai avere una simile attenzione. Era interessato a confrontarsi con noi ed avere un parere su temi importanti come la Religione e la società islamica ma non si tirava indietro davanti a discussioni di attualità, o a qualunque altro argomento; nei vari discorsi ho notato che coglieva al volo riferimenti e modi di dire anche tipici della nostra cultura. Una volta ad esempio gli stavamo raccontando quanto scalpore avesse fatto la sua visita in Italia susseguita da giorni e giorni di polemiche, accennammo ai giornalisti cui piace “ricamare” sopra i fatti… l’interprete ancora non capiva e lui già sorrideva e commentava con aria complice la nostra battuta. Alcune sue cugine ci raccontavano che stretto legame avesse con la sua famiglia, con i suoi figli e soprattutto con i suoi nipotini, dicevano che per Aisha fosse importantissimo che ogni settimana passassero del tempo tutti riuniti anche perchè i bimbi adoravano il nonno e lui adorava loro. Solitamente parlava in arabo, noi in italiano e l’interprete traduceva ma quando voleva accertarsi che tutto andasse bene o volesse un parere su un determinato tema senza voler rischiare “interferenze” parlavamo direttamente in inglese. Si preoccupava sempre che non avessimo avuto alcun tipo di problema o disagio negli spostamenti e che tutti ci avessero trattato con rispetto. Amava fortemente la sua gente e la sua gente amava lui, spesso viaggiava e faceva 3-4000 km in auto nel deserto per arrivare in paesi del centro africa, aveva l’aereo di stato ma voleva andare in auto, gli piaceva fermarsi lungo la strada a parlare e mangiare dividendo il cibo con le mani come si usa nella cultura beduina, se il mio cibo lo divido con te e te lo passo con le mani significa che sei un mio amico, e lui lo era per milioni di africani, libici e non. Quando giravo per la Libia (non parlo solo di Tripoli ma anche della Cirenaica) mi capitava di fermarmi a parlare con le persone, a Tripoli a causa della passata colonizzazione molte persone anziane soprattutto negozianti parlavano un po’ di italiano, con altri prima che io iniziassi a studiare arabo c’era una totale impossibilità di comunicazione e ricordo che loro per farmi capire andavano a prendermi qualcosa che ricordasse il leader o mi mostravano la foto sul cellulare. I malpensanti possono credere che lo facessero perché noi eravamo suoi ospiti ma non è così perché prima (e sottolineo “prima”) la Libia era un Paese sicurissimo per cui capitava di uscire da sola e andare magari al suq. Le persone vedevano Gheddafi come il loro Leader, come il giovanissimo e coraggioso ufficiale che nel 1969 fece cadere la monarchia filo-occidentale di Idris e liberò il Paese dagli invasori portando la Libia per mano in un processo di crescita e benessere sociale, economico e culturale. Negli anni passati la mia opinione di lui era molto diversa, prima di conoscerlo personalmente, prima di andare nella sua terra, prima di parlare con la sua gente, pensavo fosse un po’ sbruffone, un dittatore, una persona altezzosa… poi come a volte capita, conosci le persone e ti rendi conto che le tue idee non sono realmente “tue” ma sono quelle che ti mettono in testa gli altri, sono quelle che creano i media per chi si accontenta di un’informazione superficiale. Ognuno di noi ha il diritto ed il dovere di andare oltre le versioni ufficiali, di documentarsi per non rischiare non solo di studiare una Storia non vera ma anche di vivere una Realtà costruita. Ho raccontato e ricordato la parte buona che conosciamo di lui, poi magari conosciamo anche qualche difetto caratteriale (chi non li ha?! Ma c’è già una fila lunghissima di chi voglia raccontare malignità spesso anche inventate ad arte su di lui). E’ normale che sia così, perché tutto servirà a dimostrare che se l’occidente ha esagerato in qualche modo… in fondo era giusto! Se invece uscisse che era un brav’uomo o forse un Eroe… meglio non pensarci! Non è mia intenzione santificarlo, avrà fatto degli errori (a mio avviso non più gravi rispetto a tanti altri politici…) Le drammatiche immagini della sua morte ci ha
nno feriti, si è trattato di un brutale assassinio, l’inevitabile e annunciato epilogo di un’Aggressione coloniale travestita da intervento umanitario. Siamo molto tristi perché oltre a Gheddafi è morta la Giustizia, con il suo omicidio si è oltrepassata una soglia importante, un mondo con un minimo di coscienza non avrebbe mai potuto permettere una simile atrocità, non avrebbe mai sbattuto su teleschermi e prime pagine il macabro “trofeo”. La cosa che ci fa più male è continuare a sentire le calunnie dei suoi ex collaboratori corrotti, dei politici opportunisti, o dei media che per mesi hanno bovinamente abbassato la testa al governo di turno per non perdere il proprio “posticino” di lavoro. Questo non è giusto! Non è giusto per un “Uomo” con la U maiuscola che per anni ha fatto l’Impossibile per il benessere non sono della Libia ma dell’intera Africa. Voglio ricordare solo alcuni punti come la nazionalizzazione dell’industria petrolifera, la costruzione di ospedali, scuole, case, università (tutto gratuito), la costruzione dell’ottava meraviglia del Mondo il “Great Man Made River” , erogazione gratuita di medicinali ed elettricità, assenza di debito pubblico, prestiti senza interessi (gli interessi sono considerati illegali)…potrei continuare nell’elenco per giorni. Per l’Africa ha finanziato molti progetti di modernizzazione, come l’acquisto del primo satellite africano assicurando la copertura universale all’intero continente per la telefonia. Non è giusto soprattutto per tutti quei milioni di libici che lo sostenevamo ed i cui diritti sono stati calpestati. Su questo mondo siamo solo di passaggio e ciò che conta è lasciare il segno, Gheddafi fa fatto la Storia, è morto con immenso onore da Martire, nel tempo non potrà non emergere la Verità. Il suo ricordo arde nel cuore dei libici che continuano a combattere per la Libertà… che prima o poi riconquisteranno. E’ solo questione di tempo… Da parte mia continuerò a dare il mio piccolo piccolo contributo affinché si faccia luce sulla Verità e affinché la coscienza del mondo si svegli… solo così si potrà togliere carta bianca a delinquenti ufficializzati che manovrano il mondo.
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Lockerbie, un attentato ancora da svelare
Aggiornamento 27 febbraio 2012
Nel corso degli anni sono emerse falle nell’impianto accusatorio e oggi si parla apertamente, non solo più in Scozia da parte dei parenti delle vittime, ma anche nei media, di una macchinazione o un autentico complotto ai danni della Libia – vedere l’articolo in LIBYA360°
LOCKERBIE: NEW EVIDENCE EXONERATES LIBYA , qui con iltraduttore in italiano
tutti gli articoli sul caso Lockerbie sono nella raccolta
http://www.searcheeze.com/p/mcc43/lockerbie
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Abdel Basset al-Megrahi,
unico condannato per l’attentato
del 21 dicembre 1988 a Lockerbie, Scozia
Rilasciato per ragioni umanitarie dalla Giustizia scozzese
il 20 agosto 2009
“ Io sono ovviamente sollevato , lascio la cella della prigione straniera e torno finalmente in Libia, la mia patria. Vivrò i giorni che mi restano all’ombra dell’errore del verdetto.
Mi sono trovato davanti a una scelta terribile: rischiare di morire in prigione nella speranza di una riabilitazione postuma del mio nome o tornare a casa portando il peso del verdetto di colpevolezza, che ora non verrà mai più cancellato. La scelta che ho dovuto fare mi dà dolore, frustrazione e collera. Temo che non riuscirò mai a superarli”
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Governi e i terroristi: il vizietto del malloppo
Eccolo! Si chiama Abdel – Hakim Belhadj , classe 1966, fondatore della LIFG , Libyan Islamic Fighting Group, i cui membri volevano rovesciare il governo libico e che Gheddafi metteva in galera. Sì è addestrato in Afghanistan nei campi di alQaeda, poi Pakistan e nell’Iraq, dove gli jiadisti libici sono stati il più folto contingente straniero, secondo solo ai sauditi. Feroce con i soldati americani, il gruppo LIFG era nel mirino della Cia e Belhadj venne arrestato in Malesia, inviato a Bangkok per quelle rieducazioni a base di torture che sa somministrare la Cia e nel 2004 mandato in dono a Gheddafi insieme ad altri 211 compari.
Nel 2010 Gheddafi — secondo un programma di riconciliazione nazionale caldeggiato dall’occidentalizzante e ingenuo delfino Saif (un’altra delle sue mosse perigliose, pari a quella di affidare i fondi sovrani della Libia agli artigli di Goldman&Sachs) – li rilascia, non senza aver fatto firmare a BelHadj una confessione dei crimini anti-libici lunga 417 pagine.
Intanto era nata, con Ayman Al Zawahiri nel ruolo maieutico, la AQMI, il tremendo braccio di AlQaeda nel Magreb, dedito ai sequestri, al traffico d’armi, alla destabilizzazione dei governi, in combutta con tutti i trafficanti di droga e altri affari sporchi. La lebbra del Sahara.
BelHadj , tornato libero, vi trova subito impiego, grazie al curriculm ad altissimo livello, con il compito di occuparsi della Cirenaica. Continua a leggere
Zentan, la più coccolata delle tribù
Nel post Saif al-Islam. la patata bollente, avevo ricordato il sostegno ondivago all’una e all’altra delle parti in conflitto, raccontandone l’esordio umorale anzichè politico.
Come altri suppponevo un patteggiamento che , in contropartita alla (cattura, presa in consegna ?) detenzione di Saif aveva ottenuto la nomina del capo militare della tribù Zintan a ministro della Difesa.
Una posizione che in Libia equivale al deus ex -machina. Per formare il futuro esercito deve accorpare – dicendo “tu sì, tu no” – le bande armate e alla fin fine, non è solamente il boss della difesa dello stato, ma, in ombra, quello che influisce sul portafoglio del lavoro, dei servizi segreti, del commercio (armi) con l’estero, in grado di pesare sull’operato del ministro degli Interni, attribuito a Misurata. Non una figura di secondo piano, come per la povera, abbastanza ribelle, Bengasi: il ministro dello sport e della gioventù.
Trovavo poco credibile, pertanto, l’aspettativa dell’informatore di Lizzie Phelan (vedere video in Will Zintan rebels go Green?) che argomentava le ragioni per cui gli zintans potrebbero diventare “Verdi” : ragioni tutte idealistiche, a paragone dello spirito mercantile di Misurata
Invece no! Un articolo di AlgeriaIsp cambia completamente il panorama che sembrava, ad un occhio occidentale, tanto chiaro: tricolore di qui, verde di là, spariamoci!
Si potrebbe perfino supporre non essere stata Zintan a sollecitare la poltrona, ma il CNT che cerca di comprarne il sostegno conferendo il prestigio e il potere del Ministero della Difesa.
La resistenza libica, per bocca del suo commentatore di punta, si rivolge agli zintans con una deferenza che somiglia alla adulazione, apparentemente inspiegabile per chi detiene, e non molla, il defino di Gheddafi , nonchè capo ufficiale della resistenza, Saif al-Islam.
ALGERIA ISP / in questo video, Dr. Youcef Chakir, ha ringraziato i membri della tribù di Zenten che ben si sono occupati del Mujahideen Seif Al-Islam Gheddafi. (ne sono i carcerieri!)
Vita in Libia: aggiornamento dai molti fronti, i SOLDI /3
novembre 8, 2011
Gli aggiornamenti sono quelli che si possono immaginare durante una guerra civile: attentati, morti, distruzioni. Sgradevole fare l’elenco, rimando all’esauriente articolo nel blog alfatah69, Libya against super power media dal quale traggo una notizia che attiene al filone di questo post: SOLDI
Per la popolazione
Prezzi dei generi alimentari alle stelle. Per la spesa giornaliera di una famiglia ci possono volere anche 200 dollari. Il CNT non ha piani di distribuzione, arrivano solo aiuti dalla Russia.
Le Banche hanno comunicato che sui conti correnti verranno versato 250 dinari al mese: ogni precedente pagamento cui il titolare aveva diritto viene cancellato. Si tenga presente che con lo scoppio del conflitto e l’improvvisa interruzione dei flussi di denaro dall’estero e dalle varie attività si era interrotto, pertanto le Banche non avevano più corrisposto nè le pensioni nè gli stipendi.
Per i “ribelli”
1) La truppa Sappiamo già che la bassa truppa adibita alla macelleria umana rumoreggia: vuole le paghe non corrisposte dal CNT. In mancanza di quelle, entrano nelle case e prelevano oggetti rivendibili, fermano la gente ai check point e prendono il portafoglio, oppure sequestrano e chiedono un riscatto; le sole auto rimaste nelle città svuotate sono quelle lussuose con congegni antifurto che i ribelli non sono in grado di disattivare.
Invece questo si suppone avrà la pensione, visto che esibisce il suo libretto di lavoro. E’ un mercenario americano, Mattew VanDyke che tenne tutti con il fiato sospeso perchè segnalato come giornalista disperso. Invece è spuntato invece a Sirte, con tanto di mitra e di badge,
2) I capi – Se la passano benissimo. In un post avevo parlato di Al Madhi Harati un libico della diaspora naturalizzato irlandese, un tempo a bordo della Freedom Flotilla (quando vennero uccisi tanti attivisti) poi come comandante delle truppe qatariote in prima fila nell’invasione di Tripoli, diventando poi il comandante in seconda sotto Bel-Hadj. Da questa carica si è dimesso, sembra all’inizio di ottobre, per tornare a casa.
Ecco le ultimissime su di lui: i ladri sono entrati in casa e gli hanno rubato la bellezza di 200,000 euro in contanti. Come mai avevi tanti soldi? Gli chiede la polizia e lui, schietto: “Un regalo della CIA per i miei servizi contro Gheddafi”.
[Allen Jules aggiunge, con il suo abituale stile graffiante particolari in più sulla vicenda nel suo articolo.]
3) I super-capi. Jbril, il dimissionato capo del CNT dopo il fatidico 20 ottobre, in una intervista video (http://youtu.be/RsF_cEofKhU ) afferma che ci sono ancora molte cose da scoprire sulla morte di Gheddafi. Accipicchia se ce ne sono, Jbril, ma dubito che ci seguiamo la stessa linea d’indagine.
Ad ogni modo qui interessa quanto mi comunica – interrogato a proposito di questa sibillina intervista densa di sottintesi se non addirittura di messaggi mafiosi – l’Amministratore del blog alfatha69
La ragione per cui Jbril si è dimesso è che ha rubato miliardi di dollari del governo Libico, questo è documentato. Lo stesso si può dire per Jalil. Questa è la ragione per cui hanno fatto bombardare l’edificio del servizio segreto, perchè c’erano i fascicoli con la documentazione. Le persone che sarebbero andate sotto processo, se non ci fosse stata la guerra, erano Jalil, Jbril e l’ambasciatore all’Onu. Da sottolineare che questa documentazione è bipartisan, ce l’aveva il governo libico ma ce l’hanno anche in occidente. Per questo dice che Saif è una minaccia,ha paura: guarda il video, come abbassa gli occhi quando parla di lui. Perchè Saif sa ancor di più di quanto sapeva suo padre e potrebbe tirare giù l’intero governo.
Si può dire, no, sterco del diavolo in questa ribellione di ladri?
GRECIA –
Può sembrare un OT, un fuori argomento, invece no: insieme ai cittadini libici, dalla caduta del governo Gheddafi ci hanno rimesso anche i Greci
10 giugno 2010Un memorandum di cooperazione economica tra la Grecia e la Libia è stata firmato da George Papandreou il primo ministro e Muammar Gheddafi durante un incontro nella tenda del leader libico a Tripoli.Muammar Gheddafi ha espresso la volontà che Libia e Grecia cooperino in tutti i settori, e il primo ministro al-Erika ha proposto un importo dei 200 miliardi di dollari disponibili dal governo di Libia verso investimenti in Grecia.Il contratto include un memorandum sulla cooperazione nei settori delle telecomunicazioni, trasporti, energia, turismo, prodotti agricoli, archeologia, realizzazione di progetti infrastrutturali, soprattutto nei porti, proprietà, prodotti farmaceutici, salute ed educazione.
E’ sempre più chiaro, no, che seguiva una politica diversa da Sarkozy, Merkel, Obama e & Co. ?
Vita in Libia: aggiornamento dai molti fronti/1
Tripoli convive con
– l’arrivo degli operatori economici internazionali che dagli hotel di lusso, risparmiati dalla Nato, prendono contatto con rappresentanti del CNT e singoli cittadini per il grande business della ricostruzione. In un quartiere in precedenza occupato da immigrati già si sa del progetto di un’ edilizia di lusso.
– Nei campi gli sfollati da Bani Walid, Sirte e altri centri meno conosciuti, non hanno prospettive. Alcuni hanno perso la casa perchè distrutta dai bombardamenti, altri perché devastata dai ribelli; uno di loro racconta di essere tornato per prendere gli oggetti rimasti, ma una banda sequestrato la sua auto, sulla quale teneva anche i documenti che attestavano la proprietà della casa.
Il campo dei rifugiati di Tawarga, sono persone di colore, è oggetto delle scorrerie, minacce, vessazioni e violenze delle bande legate a Misurata, una città che nutre per loro un odio mortale, promettono che il sito di Tawarga non tornerà ad essere una città e diverrà un parco pubblico.
– Le bande dei ribelli si combattono, in particolare i berberi delle montagne e quelli di Zawya, coi loro scambi di fuoco fanno vittime fra la popolazione. Episodi di invasione di ribelli ubriachi negli ospedali, per regolazione di conti che coinvolgono anche il personale sanitario.
-Grave situazione denunciata dalle organizzazioni umanitarie nelle carceri. L’ex capo dell’intelligence, il 71enne Abouzaid Omar Dorda, è stato ricoverato in ospedale con fratture multiple; la versione dei ribelli è che abbia cercato di uccidersi lanciandosi dal secondo piano; non è satto concesso ai reporter di intervistarlo. Continua a leggere
LIBIA ORE ZERO: uno sguardo dentro e intorno
Alle 23.59 la Unified Protector scioglie i ranghi e ogni paese potrà correre da solo, qualora non sia già in cantiere una missione Blu Helmet. Quei caschi blu che vengono inseriti fra due parti per evitare che si scannino e intanto fanno affari sporchissimi, secondo le inchieste della stessa organizzazione delle Nazioni Unite.
La storia è vecchia, qui un articolo del 2005 del Corriere della Sera , e una notizia più fresca, quasi in tempo reale: dalla Costa d’Avorio , o questa dal titolo esplicito dell’anno scorso “UN peacekeepers complicit in sex trade
FUORI DELLA LIBIA
La Nato se ne va…..via Twitter Continua a leggere
Psyop su Gheddafi? Ognuno giudichi da sè
in questo post ci sono due foto mostrate da Aljazeera,
PRIMA FOTO MOSTRATA DA AL JAZEERA IL MINISTRO DELLA DIFESA UCCISO
SECONDA FOTO MOSTRATA DA AL JAZEERA : GHEDDAFI UCCISO
ora 12.23 per entrambe “la foto”, aventi lo stesso numero progressivo.
fonte
attenzione il sito potrebbe non aprirsi, Algeria ISP è stata bloccata per molte ore……………AGGIORNAMENTO!!
Il cappellino dei New York Yankees messo alla rovescia, come un rapper. Una maglietta con il cuore trafitto dalla freccia di Cupido. Portato in braccio dai suoi compagni e acclamato come un eroe al grido di “Allah è grande”. Si chiama Mohammed Al-Bibi, ha solo 20 anni ed è l’uomo del giorno. Sarà vero oppure no, nella storia probabilmente ci entrerà lui: il ragazzo che uccise Gheddafi, quello con in mano la pistola d’oro trafugata dal corpo del dittatore.
La storia che ruota attorno agli ultimi minuti di vita del raìs è, come spesso avviene in queste occasioni, avvolta nel mistero. Le notizie via via si sono susseguite discordanti: versioni dei fatti completamente differenti e addirittura un paventato scambio di persona.
Secondo il racconto dello stesso Mohammed, era stato proprio lui a scovare Gheddafi, nascosto in una buca. Un attimo per guardarsi, la supplica “non spararmi” e poi l’esecuzione. Ma un video 2 che ha cominciato a circolare prima su internet e poi ripreso da Al Jazeera racconta una realtà diversa: una volta catturato il raìs era ancora vivo. Ferito, ma vivo: trascinato verso un pickup e fatto sdraiare sul cofano. Camicia sbottonata, capelli arruffatti, il tentativo inutile di parlare.
Un’altra versione ancora, supportata dalla testimonianza del giornalista libico Mahmoud al-Farjani, raccontava di un Gheddafi combattente fino all’ultimo. E ucciso dai colpi in combattimento alle gambe e al petto.
Un altro gruppo di testimoni ha raccontato ad al-Jazeera una terza versione. Avrebbero visto gli uomini del Cnt catturare Gheddafi, schiaffeggiarlo sul volto, sbeffeggiarlo e quindi sparargli a sangue freddo. Una tesi che potrebbe essere compatibile con il video diffuso dal network.
Nel frattempo i siti web vicini al Consiglio di transizione nazionale davano un altro nome e cognome del miliziano che avrebbe ucciso il raìs, cioè quello di un altro ragazzino, il 18enne Ahmed al-Shibani. Anche lui portato in trionfo dai suoi compagni con in mano la pistola personale di Gheddafi. Cioè la stessa scena, ma con protagonista diverso. Mohammed però la pistola d’oro in mano ce l’aveva davvero, a beneficio dei fotografi.
Di sicuro la questione non riguarda solo chi e come finirà sui libri di storia. Di mezzo ci sono tanti soldi. Sulla testa del dittatore libico pendeva infatti una taglia da 20 milioni di dollari, “vivo o morto”. E per chi saprà raccontare meglio la propria versione dei fatti il futuro è assicurato.
14 Ottobre, il giorno dell’ORGOGLIO DELLA LIBIA (news in diretta)
REPORT della
GIORNATA VERDE
aggiornamenti da fonti affidabili
ore 20
da Facebook
ore 19
Al-Jazeera ha riferito che “si stanno svolgendo violenti combattimenti nel quartiere residenziale numero 2, dove si trovano concentrati gli uomini di Gheddafi e contro il quale sono in corso i raid dell’Alleanza Atlantica”.
(Ancora occorre chiederselo: era una rivoluzione di popolo o un escamotage forestiero per insediarsi banchettare in Libia? Come fa l’opinione pubblica trovare naturale che la Nato, cioè anche noi italiani, stia effettuando da mesi un colpo di stato contro una nazione sovrana?
…..effettuando o tentando? Continua a leggere